Avete mai pensato al parto in acqua? A prescindere da quale sia la risposta, di certo ne avrete sentito parlare almeno una volta. Negli ultimi anni, infatti, questa procedura sta prendendo sempre più piede tra le partorienti, che desiderano vivere il momento del parto serenamente, garantendo il minor stress possibile al proprio bambino.

La domanda, quindi, sorge spontanea: il parto in acqua è davvero sicuro?

Numerosi studiosi hanno cercato di dare una risposta valida, per la gioia di tutte le donne che valutano ogni giorno questa come soluzione alternativa.

Di recente, un’importante riflessione è stata mossa da uno studio britannico che ha raccolto i risultati di 29 indagini precedenti, senza trovare significative differenze tra le nascita in acqua e quelle più tradizionali, in termini di complicanze, mortalità infantile e ricoveri in terapia intensiva.

 

Perché scegliere il parto in acqua?

 

Ed ecco che siamo al secondo interrogativo. Ad oggi, pare che le ragioni siano puramente legate a una preferenza delle future madri. “Avere un bambino sottacqua non è più sicuro rispetto a un parto normale”, ha affermato l’autore principale dello studio, il dr. Alastair Sutcliffe, ricercatore e pediatria presso l’University College of London Hospitals.

Il mio consiglio è di aspettare sino a che non ci siano prove convincenti a favore di questo parto alternativo, prima di sceglierlo”, ha aggiunto Sutcliffe.

Per quanto riguarda il dolore, invece, il discorso si fa più interessante. Pare, infatti, che l’acqua calda agisca alleviando il dolore delle contrazioni e della spinta, riducendo la necessità di anestesia e accelerando la dilatazione della cervice.

Una volta che è giunto il momento di spingere, però, i vantaggi non sono chiari.

Per valutare i rischi e i benefici per i bambini, Sutcliffe e il suo team hanno esaminato i dati provenienti da circa 39.000 nascite.

La maggior parte di questi studi sono stati però osservazionali, con brevi periodi di follow-up e limitati a donne con gravidanze senza complicazioni o a basso rischio. Di conseguenza, le conclusioni non riescono a mostrare una netta preferenza verso una procedura in particolare, come sostiene anche il dr. Amos Grunebaum, direttore di ostetricia presso il New York Weill Cornell.

Solo perché qualcosa è popolare non significa che sia sicura o che abbia un qualche beneficio”, continua Grunebaum, pur non coinvolto direttamente nello studio in questione.

 

La posizione contraria dell’American College

 

La posizione degli ostetrici e ginecologi dell’American College è, invece, chiaramente contraria. Motivo? Si temono possano insorgere maggiori e impreviste complicazioni, come infezioni, difficoltà respiratorie e annegamento del bambino.

Insomma, la questione è ancora aperta e le posizioni si schierano su due fronti opposti e fortemente dibattuti.

Quel che è certo è che, prima di scegliere questa tipologia di parto, è bene consultare il proprio ginecologo e valutare non solo i dati oggettivi, ma anche le molteplici variabili soggettive che rendono una procedura più o meno sicura.

 

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