L’endometriosi è un disturbo che causa un forte dolore durante le mestruazioni, causato dalla crescita dell’endometrio, tessuto normalmente presente nell’utero, al di fuori di questo.

Per diagnosticare l’endometriosi, per prima cosa è necessario valutare la presenza di sintomi, come:

  • dismenorrea, ovvero un ciclo mestruale particolarmente doloroso;
  • menorragia, quando si verifica un sanguinamento abbondante;
  • dolore pelvico cronico.

Lo specialista effettua la diagnosi dell’endometriosi, servendosi di strumenti di imaging diagnostico computerizzati, per evidenziare l’eventuale presenza di cisti ovariche o lesioni della volta vaginale.

Inoltre, importante è una valutazione istologica di campioni di tessuto prelevati.

 

CA 125: l’antigene tumorale spia dell’endometriosi

Secondo un recente studio, la presenza dell’antigene tumorale CA 125, ovvero una glicoproteina prodotta dall’epitelio, i cui livelli elevati si riscontrano in malattie dell’ovaio, come il cancro, rappresenterebbe un fattore di rischio per l’endometriosi.

Per questa ragione, la misurazione dei livelli di CA 125 potrebbe essere uno strumento ulteriormente valido per la diagnosi del disturbo, senza la necessità di ricorrere alla chirurgia.

 

Lo studio

Un’indagine, somma di 22 studi che hanno coinvolto 3.626 pazienti con endometriosi agli stadi I-II e III-IV, ha dimostrato che l’analisi del CA 125 è uno strumento valido di diagnosi, sebbene un test negativo non possa dirsi assolutamente sufficiente per escludere l’endometriosi.

 

Quali sono i rischi dell’endometriosi?

Da un punto di vista istologico, l’endometriosi è benigna, ma i sintomi associati possono influenzare in modo significativo la qualità della vita delle pazienti.

Ad oggi, si interviene con trattamenti chirurgici o medici ed è importante ricordare che una terapia tempestiva può rallentare la progressione della malattia, limitandone la sintomatologia.

La necessità di una procedura invasiva per stabilire la diagnosi corretta, in questi anni, tuttavia, ha causato ritardi nella cura del disturbo. Sarebbe molto più facile da usare un semplice test non invasivo.

In futuro, quindi, sarà importante valutare proprio le strade più semplici e con minor impatto sul paziente, per permettere di iniziare in tempo la migliore terapia possibile.

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